La settimana di feste in onore della Madonna della Pace a Giugliano inizia la sera della vigilia di Pentecoste e termina la domenica successiva. Il pomeriggio della vigilia di Pentecoste il Simulacro è portato privatamente alla cappella dell’Epitaffio, per dove si dice essere passato per la prima volta nel 1453 venendo da Cuma a Giugliano, e da qui si riporta processionalmente nella chiesa dell’Annunziata e lo si espone sull’ artistico “carro trionfale”. La leggenda racconta infatti, che il Simulacro, di probabile origine bizantina, fu portato dagli angeli sulle onde, fino ai lidi di Cuma dove fu poi ritrovato dai pescatori che ne ebbero indizio osservando, fra i cespugli, una coppia di buoi inginocchiati in adorazione.
Ancora oggi la statua della Madonna è portata in processione a spalla. I fedeli, provenienti anche dai paesi limitrofi, l’accompagnano con canti e preghiere fino al carro trionfale, allestito dalla famiglia Zenna.
Questo carro è un bellissimo trofeo di gloria eretto dal popolo alla sua celeste Patrona. Le strutture del carro hanno subito con gli anni varie modifiche: l’ultima è del 1659, quando il vecchio veicolo di legno fu sostitui¬to da uno in ferro, progettato dalla ditta Carlo d’Arbitrio di Giugliano. Lo scheletro di questo macchinario è fisso, l’addobbo invece cambia annualmente. Il progettista vi simboleggia o una barca o una carrozza, o un tempio celebre, o un evento storico, ricorrendo agli stili più vari e sbizzarrendosi in archi, colonnati, rosoni, guglie, angeli, colombi con olivo, scene mariane, drappeggi e serti di fiori Ne risulta sempre un gioiello d’arte, assai apprezzato.
Degno di rilievo è il magnifico baldacchino, sotto cui è intronizzata la Madonna. Esso è costituito da otto colonnine corinzie in ottone dorato, con fregi a conchiglia e rosette; sulle colonnine pog¬gia un cielo stellato, dai cui archi pendono frange e fiocchi metallici, e lo sormonta una massiccia corona d’argento a cartoccio, fiori, putti e croce; agli angoli del cielo si affacciano quattro an¬gioletti con in mano fiori, spighe di grano e grappoli d’uva; la corona circolare degli archi porta in rilievo festoni di rose con putto al centro.
Il gigantesco veicolo è trainato da tre coppie di buoi, adorni di velluto, nastri d’argento e fiori di carta, guidati a mano da giovani con il caratteristico abito dei loro antichi villici.
Il corteo inizia e si chiude con il cosiddetto «Volo dell’Angelo», rito antichissimo, che supera qualsiasi valutazione preconcetta di residuo paganesimo, perché si rifà all’annunzio dell’arcangelo Gabriele a Maria.
L’origine di questo rito è incerta, però anteriore al 1749, perché se ne parla nella Relazione della Coronazione della Madonna fatta dal canonico archivista Assemanni il 25 maggio 1749. Dall’Assemanni si ricava pure che il primo rito si svolgeva in Piazza Mercato, perché vi sorgevano edifici più alti ed era la piazza più spaziosa. Una incisione del «Volo dell’Angelo» di Giugliano, pubblicata in una Strenna Napoletana nel 1845 e in una rivista fran¬cese nel 1853, ci mostra che i punti di arrivo e di partenza del sono un campanile e una torre mobile.
In seguito, non si conosce la data, lo si incominciò a svolgere davanti alla chiesa dell’Annunziata, preferendo una bambina a un bambino. Quattro bambine, scelte ogni anno tra quelle che ne abbiano fanno richiesta, rappresentano a turno l’arcangelo Gabriele. Ogni angioletto viene sospeso in’aria con speciali cavi, tesi fra la chiesa ed un palazzo, e calato lentamente verso il simulacro della Madonna. Durante la discesa, fra lo stupore e la commozione degli astanti, le bambine cantano canzoncine tradizionali, recitano poesie e spargono petali in onore della Madonna della Pace.
Il percorso aereo era differente dall’attuale: si partiva dall’angolo di Vico Miciano, ove si erigeva un castello di legno, e si arrivava sul parapetto del campanile della chiesa. Quando poi nel 1898 sul palazzo De Girolamo si costruì una torretta con ampia ter¬razza, il percorso iniziava da questo palazzo e terminava a quello Pianese, come al presente.
Persone degne di fede affermano che al principio del secolo scorso il «Volo» fu proibito dalla questura di Napoli, perché giudicato un residuo di feste pagane, oppure perché le attrezzature non davano sufficiente garanzia per l’incolumità della bambina. Alcune persone del popolo per non violare la tradizione, penetrata come una legge nel loro sangue, ricorsero ad uno stratagemma. Modellarono un angelo di cartapesta e lo lanciarono come al solito; giunto sul carro, davanti alla Vergine, tolsero il falso angelo e vi attaccarono il vero: una bimba in sembianze angeliche. Questa cantò una canzoncina, incensò il Simulacro e il popolo, recitò una poesia. L’anno dopo per la pressione degli amministratori e il ripensamento delle autorità il divieto fu revocato.
Oggi migliaia di persone aspettano pazientemente sino a tarda notte che la processione finisca, per assistere all’elettrizzante e commovente spettacolo del «Volo dell’Angelo».

Il miracolo del sangue
Il miracolo del sangue
Il primo racconto del miracolo della liquefazione del sangue risale, però, al 17