Ritroviamo poi ancora una volta Fanzago nella singolare chiesa di Santa Maria del Purgatorio ad Arco. Qui ciò che impressiona a prima vista è il largo impiego, accanto ai tradizionali motivi decorativi, dei fregi funerari da lui eseguiti con spietato naturalismo, che ci introducono in uno scenario tutto barocco. La parte più antica della decorazione marmorea occupa l’abside e la parte terminale della navata, dove non mancano però inserti del terzo e quarto del ‘700, identificabili nei pilastri dell’arco trionfale e nell’altare maggiore, anch’essi di notevole qualità come le parti seicentesche, ideate da Dionisio Lazzari. Qui siamo al cospetto di alcune fra le più originali creazioni del barocco napoletano dove vediamo riapparire, accanto ai soliti ornati, motivi macabri o allusivi alla morte: frutti mortuari sono le melagrane che formano i festoni dei capitelli dell’arco trionfale e sulle due porte sotto i coretti. Di eccezionale rilievo il teschio velato con altri simboli mortuari, posto sotto la cornice e nascosto dall’altare settecentesco mentre doveva essere visibile quando c’era quello seicentesco, certo più piccolo.
Sull’altare maggiore si vede La madonna delle anime del Purgatorio, tela firmata da Massimo Stanzione mentre un altro importante esponente della pittura classicizzante del Seicento, Andrea Vaccaro ci ha lasciato il dipinto raffigurante La morte di San Giuseppe.
Una scala, posta a sinistra dell’ingresso, porta all’ampia chiesa inferiore dove sul finire del XVII secolo di celebravano circa sessanta messe di suffragio al giorno. In questo vasto ipogeo si vedono ancora nicchie con ossa e qualche ex voto a testimonianza di un culto per i defunti, molto sentito nel popolo ma non sostenuto dalle autorità ecclesiastiche che hanno fatto chiudere gran parte delle nicchie, un tempo aperte e con i resti a vista, e togliere molti ex voto.

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