Le origini delle Fontanelle risalgono al XVI secolo, quando Napoli subì carestie, terremoti e cinque eruzioni del Vesuvio. Laggiù, nella cava di tufo, posto al margine estremo dell’abitato della Sanità, riposarono le vittime. Poi arrivò la grande peste del 1656. Dopo, la camorra scelse questa location per i summit. Nel 1836, ancora, il colera uccise migliaia di persone. Il risultato è che oggi il cimitero contiene quasi otto milioni di ossa suddivise tra navate, degli appestati e dei pezzentielli, i piccoli mendicanti, tuttora oggetto di culto e «adottate» per chiedere una grazia, o un terno al lotto.
Da oltre un secolo e mezzo la pietà popolare si prende cura di questi crani senza nome identificandoli con le anime del purgatorio, dette significativamente anche anime pezzentelle, anime scordate, o affettuosamente, capuzzelle, cioè le testoline.
Ma ci sono capuzzelle anche in altri sotterranei della città. La chiesa seicentesca di Santa Maria del Purgatorio ad Arco in via dei Tribunali, le catacombe paleocristiane di San Gaudioso alla Sanità e la cripta di San Pietro ad Aram, a due passi dalla popolarissima zona della Duchesca. In realtà il sottosuolo di Napoli è una città sotto la città, densa e brulicante come quella di sopra.
Da secoli la pietà popolare ha fatto di queste anime abbandonate dell’aldilà i suoi numi tutelati perché li identifica con le anime che soffrono in purgatorio. E continuerebbero a soffrire per l’eternità se non fosse per le cure pietose e per le preghiere dei devoti che le mettono sugli altari insieme ai propri cari abbreviando loro il tempo e la pena da scontare in purgatorio. Così la concezione indulgenziale della vita, tipica della mentalità popolare napoletana, si rif1ette anche nell’altro mondo.
I riti che si celebrano in questa rete sotterranea sono ciò che resta di cerimonie misteriche precristiane che simulavano la discesa agli inferi. Non a caso la chiesa ha sempre combattuto queste forme di culto, ritenendole delle sopravvivenze pagane. E soprattutto ha condannato con forza la pratica dell’ adozione, che di questa religione nella religione, rappresenta il vero mistero doloroso.
Ciascun fedele sceglie un’anima da curare, tra le tante. L’anima di un defunto si manifesta in sogno al fedele facendosi riconoscere e indicando il proprio posto nel cimitero. È esattamente quello che i Greci chiamavano chrematismos consistente nell’apparizione del genitore del sognante che fornisce informazioni sul futuro.
L’apparizione notturna di un morto assetato in cerca di refrigerio. Non per nulla la cura tradizionale delle anime pezzentelle si chiama refrisco, cioè refrigerio, ovvero il sollievo dalle sofferenze. E che consiste in una sequela di gesti molto materiali e al tempo stesso molto simbolici. Oltre alle preghiere e all’accensione di lumini, infatti, il cranio viene meticolosamente pulito e lustrato con alcol e ovatta. E messo in naftalina.
Materialmente disinfettato e metaforicamcnte purificato. Azioni che sostituiscono le astrazioni della teologia. La pulizia progressiva delle ossa corrisponde ai tempi di purificazione dell’anima. Una generosità che le anime sono chiamate a ricambiare concedendo grazie e favori, proprio come i santi. C’è chi chiede un lavoro, chi è in cerca di marito, chi vuole disperatamente un tiglio, chi ha bisogno di trovar casa. E soprattutto malati che domandano di essere guariti. Ma c’ è anche chi si aspetta che le anime ricambino il favore dando numeri da giocare al lotto. Proprio come nel mondo antico, dove gli spiriti dei morti senza nome venivano consultati a scopi divinatori.
Quando la grazia arriva il cranio riceve una sorta di beatificazione popolare. Da quel momento diventa una testa potente, una capa gloriosa, esce dalla schiera anonima e viene solennemente sistemato in un tempietto di marmo e vetro con i nomi dei miracolati.
Colori
La qualità della vita
Napoli rappresenta la gioia, il luogo dove tutto appare possibilee dove tutto rimane