Pio Monte della Misericordia

In via Tribunali, tumultuosa e affollata, ma in questo suo slargarsi sulla piazzetta Riario Sforza fattosi più raccolta e sommessa, sorge il benefico Pio Monte della Misericordia, originato dalla volontà di sette gentiluomini napoletani che, nell’agosto del 1601, decisero di recarsi ogni venerdì preso l’ospedale degli Incurabili per portare cibi e conforti spirituali agli infermi. Ad essi si aggiunsero ben presto altri ed il 19 aprile 1602 si decise di costituire un monte che esercitasse le opere della misericordia corporale. Lo statuto fu approvato dal re Filippo III nel 1604 e da papa Paolo V nel 1605.
La chiesa la cui pianta ottagonale ideata dall’architetto Francesco Antonio Picchiatti dà all’opera un aspetto singolare. L’interno propone un gusto sobrio, una rarefatta articolazione delle superfici che non sono fortemente modellate ma si immergono in una luce diffusa, proveniente da due serie di finestroni aperti nella cupola. È qui che si custodiscono i dipinti fondamentali per la storia artistica napoletana: le sette opere di Misericordia di Caravaggio e la più «caravaggesca» delle opere di Battistello, La liberazione di San Pietro.
L’opera che subito attrae lo sguardo del visitatore è il dipinto dell’altare maggiore, famoso capolavoro di Michelangelo Merisi da Caravaggio che lo eseguì durante il suo soggiorno napoletano fra il 1606 e 1607. L’artista vi raffigurò le sette opere corporali di misericordia corporale di tradizione evangelica, creando una complessa e nuovissima composizione, con le opere che si svolgono tutte contemporaneamente ed in una stessa scena, affollata di personaggi la cui azione viene unificata dal fascio di luce radente che rivela gesti concitati, corpi e volti di persone vere, in qualche caso ritratte dal vivo, esposte nella loro realtà e tutte di estrazione popolare. E’ la luce a conferire ordine ed equilibrio al tutto, a creare l’immagine. Una luce proveniente da più punti che viene rafforzata a destra da quella di una fiaccola, unico esempio in Caravaggio di illuminazione artificiale.
Questo dipinto influenzò profondamente la pittura napoletana della prima metà del Seicento e l’idea del nudo riverso in primo piano si trova fra l’altro nel quadro con la Liberazione di San Pietro dal carcere, posto sul primo altare di sinistra, dipinto nel 1615 da Giovanni Battista Caracciolo, detto il Battistello, seguace della corrente caravaggesca. Tra gli altri dipinti posti sugli altari della chiesa troviamo la tela di Giovan Bernardo Azzolino raffigurante San Paolino che riscatta gli schiavi, la tela di Fabrizio Santafede che mostra Cristo ospitato in casa di Marta e Maria e il dipinto La deposizione di Cristo eseguito da Luca Giordano.

Condividi:

Altri articoli

I luoghi del barocco

Le guglie

Nel centro storico la dimensione teatrale, caratteristica del gusto barocco, è costituita dall’

vai all'articolo »